Delibera di Giunta Nazionale n. 16 del 15 dicembre 2018
La Giunta Nazionale dell’AIGA – Associazione Italiana Giovani Avvocati – riunitasi in data 15 dicembre 2018 presso la sua sede di Roma – via Tacito n. 50, in relazione alla questione relativa alle “mamme avvocato”
premesso
– che il D.lgs. n°150/2001 (Testo unico sulla maternità e paternità), al capo XII, detta la disciplina in materia di indennità di maternità per le libere professioniste, applicabile anche alle esercenti la professione di avvocato;
– che, a norma dell’art. 70 del citato decreto, l’indennità di maternità viene corrisposta per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa, in misura pari ai 5/12 del solo reddito professionale percepito e denunciato ai fini fiscali come reddito da lavoro autonomo dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello dell’evento;
valutato
– che il regolamento assistenza di Cassa Forense, con riferimento alle provvidenze a sostegno della genitorialità, si limita a rimandare al Consiglio di Amministrazione per l’emanazione di specifici bandi;
– che nel 2010 è stato realizzato dal CENSIS, di concerto e con la partecipazione della CPO del CNF, e con la collaborazione di AIGA, un progetto sulla situazione delle donne avvocato, il cui rapporto finale è stato diffuso tra le istituzioni politiche e forensi;
– che, nonostante siano passati numerosi anni dalla stesura di tale rapporto, le problematiche ivi evidenziate, purtroppo, sono rimaste di grande attualità, tenuto conto che la donna che non è messa nelle condizioni di conciliare la professione con il proprio ruolo all’interno della famiglia, si trova spesso costretta a rinunciare a legittime aspirazioni;
– che sta divenendo preoccupante consuetudine che la donna, dopo la gravidanza, decida di abbandonare la professione per le difficoltà di ricollocarsi nel mondo del lavoro, disperdendo così le risorse personali, professionali ed economiche dedicate negli anni alla costruzione di una carriera forense;
considerato
– che, le statistiche evidenziate dalla stessa Cassa Forense e dall’Istat, certificano che le libere professioniste, al fine di non disperdere la propria esperienza lavorativa, scelgono di non avere figli sia
per evitare di uscire dal mondo del lavoro, in cui faticosamente sono entrate, sia a causa di in una situazione economica attualmente sfavorevole, che colpisce soprattutto i più giovani;
– che nell’attuale contesto socio-politico, economico e professionale, è più che mai necessario ed urgente che si prendano in considerazione iniziative tendenti a tutelare la posizione svantaggiata della donna che esercita la professione di avvocato, che siano complementari a quelle in essere presso gli ordini ed i CPO, stante gli esiti rivedibili delle attività svolte in tal senso nell’ultimo decennio;
– che la tutela della donna avvocato non può limitarsi semplicemente all’erogazione di una inadeguata indennità di maternità, ma deve accompagnare la professionista in tutta la delicata fase in cui diventa madre, senza dimenticare che ormai, sempre più spesso, le gravidanze sono accompagnate da patologie temporaneamente invalidanti per la donna, con ricadute necessariamente negative sulla professione;
ritenuto
– che AIGA, in quanto associazione generalista, negli ultimi anni si è adoperata nello studio delle possibili tutele in favore della donna avvocato, con particolare attenzione alla condizione di madre della giovane professionista;
– che il Congresso Ordinario di Foggia e quello Straordinario di Bari/Trani ha visto le Sezioni sollecitare una forte presa di posizione da parte dell’Associazione sulla tutela della maternità e la conciliazione famiglia/lavoro, con proposte di azione politica approvate all’unanimità dall’assise congressuale;
tanto sopra premesso, valutato, ritenuto, considerato, la Giunta Nazionale
delibera
di impegnare l’associazione attivamente alla promozione e realizzazione di iniziative dirette alla tutela della genitorialità e alla conciliazione famiglia/lavoro per i giovani avvocati, sollecitando le istituzioni competenti a:
a) ridefinire le modalità di restituzione dell’indennità di maternità, mediante un criterio rateale (da 0 a 9 rate) a scaglioni fondato sul reddito medio del professionista determinato
annualmente da Cassa Forense in base alle dichiarazioni del Modello 5 (ad esempio da reddito € 0 a 15.000 restituzione dello 0% dell’indennità; da reddito € 15.001 a 30.000 restituzione del 35%
dell’indennità; da reddito € 30.001 a reddito 50.000 restituzione del 50% dell’indennità, e così via);
b) chiedere l’istituzione, in sostituzione e/o accanto all’indennità di maternità, di un’ulteriore misura, definita “contributo di maternità”, sul modello di quella erogata dalla Cassa dei
Commercialisti, pari a 5/12 dell’80% del reddito netto professionale dichiarato nell’anno precedente a quello dell’evento, in ogni caso di importo non inferiore a € 5.012,80 e non superiore
a € 25.064,00;
c) chiedere a Cassa Forense l’istituzione di appositi bandi per l’erogazione di contributi per il rimborso delle retribuzioni versate ad un collaboratore domestico assunto per la cura del figlio
minore, e/o dei compensi versati ad un collega/collaboratore di studio per le sostituzioni nell’attività professionale;
d) istituire un fondo per la gravidanza a rischio;
e) promuovere e favorire progetti, anche interattivi, di sostituzione d’udienza in favore del genitore avvocato, mediante progetti finanziati da Cassa Forense che prevedano l’erogazione di
un compenso minimo;
f) chiedere una maggiore equità delle politiche fiscali per la madre avvocato, con l’applicazione di un regime speciale per la madre avvocato che non riesca a fatturare per documentate esigenze personali, come ad esempio una gravidanza a rischio;
g) informare l’avvocato sulle normative esistenti in tema di tutela della genitorialità “professionale”, anche mediante la predisposizione di una guida/manabile da diffondere tra le sezioni, ovvero di eventi ad hoc organizzati in collaborazione con Cassa Forense, quale soggetto erogatore delle tutele;
h) attuare, sin dall’università, un orientamento alla professione di avvocato, al fine di avere donne consapevoli delle difficoltà, della fatica e del tempo richiesto dalla professione;
i) sollecitare la realizzazione di sportelli di ascolto per rispondere a questioni attuali ed aperte per la mamma avvocato anche attraverso servizio di consulenza relativa al recupero dell’autostima
e al reinserimento nel mondo professionale dopo la gravidanza;
j) chiedere l’inserimento nelle Scuole Forensi di moduli specifici per le pari opportunità, in modo da cambiare la cultura della classe forense, dedicando lezioni specifiche all’adozione di
strategie antidiscriminatorie nell’ambito dell’organizzazione dello studio legale;
k) vigilare sull’attività dei CPO affinché perseguano gli scopi per cui sono nati;
l) promuovere convenzioni per prodotti assicurativi che possano erogare una rendita mensile alla mamma avvocato.
Roma, 15 dicembre 2018
Il Presidente
Alberto Vermiglio