COMUNICATO STAMPA
del 23.11.2018
LA FAKE NEWS E’ L’EDITORIALE
L’ultima fake news, di oggi, è inequivocabilmente quella raccontata da Marco Travaglio nel suo editoriale pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”, laddove si addossa sulla “superlobby” degli avvocati il fallimento del processo penale in Italia.
Addirittura questa potentissima lobby “negli ultimi trent’anni ha piazzato i suoi uomini in Parlamento (commissione Giustizia) e al governo per sfornare leggi che hanno sistematicamente distrutto il processo penale, trasformandolo in una macchina trita-carte, anzi trita-acqua che penalizza gli innocenti e premia i colpevoli”, e tutto ciò perché “gli avvocati sanno benissimo che la gran parte dei loro clienti sono colpevoli”.
Pur volendo sorvolare sugli ultimi dati statistici sull’istituto della prescrizione in Italia, pubblicati nel 2016 a cura del Ministero della Giustizia, che chiariscono che negli ultimi dieci anni le prescrizioni sono diminuite del 40% e che su cento processi avviati, novanta vengono definiti, quello che appare paradossale è che ancora si tenti di far ricadere le colpe dello Stato su una categoria professionale.
La difesa strenua della magistratura (requirente), che caratterizza l’intero articolo dell’editoriale, sottende delle evidenti finalità politiche che prendono corpo nelle populiste valutazioni sull’istituto della prescrizione che sono in totale distonia con quanto sostenuto da gran parte della stessa magistratura, tra cui ci limitiamo a citare il Primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.
Orbene, le considerazioni sulle “scaltre” condotte degli avvocati, che strumentalizzano la prescrizione a proprio uso e consumo grazie a continui rinvii, non meritano alcuna risposta, se non la dovuta precisazione tecnica che i rinvii chiesti dagli avvocati, per esempio in adesione ad astensioni proclamate, determinano l’automatica sospensione del decorso dei termini prescrizionali.
E’ appena il caso di ricordare, a noi stessi ed al contempo al noto giornalista autore dell’articolo, che l’ Italia è uno Stato di diritto e che il nostro processo penale si basa sul principio di non colpevolezza, e non l’esatto contrario cui tende una deriva giustizialista, che editoriali come quello citato continuano ad alimentare.
Ai giornalisti il “dovere” di fare corretta informazione, nell’esercizio di un diritto costituzionale duramente attaccato dalla politica e difeso invece dalla giovane avvocatura.
Ai legali il diritto di difendere l’imputato in un processo giusto e di ragionevole durata.